Bitcoin in Perdita: Il crollo è Legato ai Titoli di Stato Giapponesi

Dopo un breve periodo di consolidamento e un rialzo rialzista verso i 93.000$ alla fine della scorsa settimana, il prezzo di Bitcoin ha nuovamente virato al ribasso verso la soglia degli 85.000$, registrando un calo significativo del 7% nella giornata di lunedì (dati CoinGecko).

L’esperto di mercato Shanaka Anslem ha puntato il dito contro quella che definisce “l’arma” dietro questo ultimo crollo: i Titoli di Stato Giapponesi.

L’allarme sullo smantellamento del “Yen Carry Trade”

In un post sulla piattaforma X, l’esperto ha evidenziato un dato critico: il rendimento dei Titoli di Stato Giapponesi a 10 anni ha raggiunto l’1,877% il 1° dicembre 2025 — il livello più alto dal giugno 2008. Parallelamente, il rendimento a 2 anni ha toccato l’1%, un benchmark che non si vedeva da prima del crollo di Lehman Brothers.

Anslem spiega che questi rendimenti in aumento hanno innescato un significativo smantellamento (unwinding) di quello che descrive come il più grande arbitraggio commerciale della storia: il Yen Carry Trade.

Con stime che valutano la dimensione totale di questo trade tra i 3,4 e i 20 trilioni di dollari, questo meccanismo ha permesso per anni agli investitori globali di prendere in prestito Yen giapponesi a costi minimi per acquistare una varietà di asset, inclusi azioni, Treasury USA e criptovalute come Bitcoin.

La reazione a catena: Margin Call e Liquidazioni

Il meccanismo è semplice ma con risvolti importanti. Man mano che i rendimenti salgono, lo Yen si rafforza, rendendo le posizioni a leva sempre meno redditizie (o addirittura in perdita).

Questo porta a una reazione a catena:

  1. Le vendite innescano le Margin Call (richieste di integrazione della garanzia).
  2. L’incapacità di coprire i margini causa ulteriori liquidazioni forzate.

I dati sono eloquenti: il 10 ottobre sono stati liquidati 19 miliardi di dollari in posizioni crypto (record storico). A novembre, gli ETF Bitcoin hanno visto uscire dal mercato 3,45 miliardi di dollari, con l’IBIT di BlackRock che ha subito una perdita di 2,34 miliardi. Solo il 1° dicembre, altri 646 milioni di dollari sono stati liquidati prima di pranzo.

Bitcoin precipiterà a 75.000$?

Questo declino è avvenuto parallelamente all’aumento delle correlazioni di Bitcoin con i principali indici azionari, mostrando una correlazione del 46% con il Nasdaq e del 42% con l’S&P 500.

Anslem nota nella sua analisi che quello che una volta era percepito come una “copertura non correlata” (uncorrelated hedge) si è ora trasformato in un indicatore a leva delle condizioni di liquidità globale.

Segnali contrastanti: Le Whale comprano

È interessante notare che, nonostante il crollo del prezzo, le “Whale” (i grandi investitori) hanno accumulato 375.000 BTC durante questo periodo. Inoltre, i Miner hanno ridotto significativamente le loro vendite, passando da una media mensile di 23.000 BTC a soli 3.672 BTC.

Il verdetto della Banca del Giappone (18 Dicembre)

Guardando al futuro, l’esperto afferma che il momento decisivo si avvicina: il 18 dicembre, con la prossima decisione di politica monetaria della Banca del Giappone (BOJ).

La conclusione di Anslem è chiara: se la banca centrale sceglierà di alzare i tassi e segnalare ulteriori aumenti, il prezzo di Bitcoin potrebbe andare a testare il livello dei 75.000$. Questo rappresenterebbe un ulteriore calo dell’11% rispetto ai livelli di trading attuali.

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